Storia del divorzio in Italia: dalla sua introduzione ai giorni nostri
Oggi siamo abituati a pensare che il divorzio in Italia sia un diritto quasi naturale, inalienabile in una società di diritto quale è quella nostrana. Eppure, il divorzio tra i coniugi, nel Belpaese, è legalmente riconosciuto da poco più di cinquant’anni: un periodo lungo, certo, ma non così tanto, a pensarci bene.
E prima di allora? Come veniva gestito a livello di legge il divorzio tra moglie e marito? Ne parliamo in questa guida in cui ripercorriamo la storia del divorzio in Italia.
Divorzio in Italia: la prima legge del 1970
L’Italia ha accolto il divorzio nel proprio apparato legislativo solo nel 1970; prima di allora, di fatto, la legge non offriva ai coniugi intenzionati a sciogliere il proprio impegno nessuna possibilità. Il divorzio divenne un diritto riconosciuto il 1° dicembre 1970, grazie alla legge n°898 “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, conosciuta anche come Fortuna – Baslini, dal nome dei due deputati autori del testo di legge: Loris Fortuna e Antonio Baslini.
Proprio in quell’anno, il Parlamento approvò anche la Legge n°352, con la quale veniva riconosciuto lo strumento decisionale del referendum: vedremo a brevissimo perché ciò interessa la nostra trattazione.
Gli scontri tra divorzisti e antidivorzisti
Come facilmente immaginabile, in uno Stato a forte matrice cattolica come quello italiano, le discussioni sul divorzio animarono in modo accesissimo il dibattito pubblico e la stessa Fortuna – Baslini, seppur approvata, trovò il voto contrario da parte di una fetta rilevante dell’emiciclo: Democrazia Cristiana, Movimento Sociale Italiano e Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica. Votarono invece a favore Partito Socialista Italiano, Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Democratico, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria e Partito Liberale Italiano.
A distanza di 4 anni dalla promulgazione della prima legge della Repubblica Italiana sul divorzio, venne promosso un referendum abrogativo, sostenuto da tutti i principali organi cattolici italiani. La votazione al referendum avvenne il 12 maggio 1974, vide la partecipazione dell’87,7% dell’elettorato e venne respinto dal 59,3% dei votanti, contro il 40,3% di favorevoli: il divorzio venne così scelto direttamente dal popolo, incontrando la definitiva legittimazione.
Il divorzio in Italia prima del 1970
L’ottenimento del diritto al divorzio in Italia è stato un percorso lunghissimo e pieno di ostacoli: basti pensare che la prima proposta in tale direzione risale addirittura al 1878, anno in cui il senatore pugliese Salvatore Morelli propose per la prima volta una riforma del diritto civile, includendo nella propria proposta anche il diritto al divorzio. La sua prima iniziativa fallì e la stessa sorte toccò due anni dopo al suo secondo tentativo.
Da allora e fino al ventennio fascista – che con i patti lateranensi chiuse la discussione sul divorzio per circa 30 anni – seguirono molteplici tentativi ad opera di deputati e senatori liberali di legalizzare li divorzio, ma finirono tutti in un nulla di fatto.
La spinta divorzista riprese negli anni ‘50 del secolo scorso, con nuovi tentativi di riforme sociali. Il primo a riproporre all’attenzione pubblica il tema del divorzio fu il deputato socialista Luigi Renato Sansone che, nel 1954, propose il cosiddetto piccolo divorzio, in cui si proponeva di offrire la possibilità di rompere il legame coniugale solo in alcuni casi specifici: scomparsa del coniuge senza lasciare traccia, condanne a pene detentive di lunga durata, malattie mentali, lunghe separazioni fra i coniugi o tentato omicidio del coniuge. La proposta non venne però neppure presa in considerazione, così come accadde nel 1958, quando, insieme a Sansone, anche la senatrice Giuliana Nenni abbracciò la causa, incontrando però da parte dei senatori la stessa indifferenza palesata dai deputati 4 anni prima.
L’ultimo fallimento divorzista risale al 1965, quando Loris Fortuna provò la sua prima battaglia a favore del divorzio, mobilitando anche il partito Radicale, nato dieci anni prima. Il tentativo venne nuovamente soffocato, ma fece da apripista alla battaglia definitiva, vinta dallo stesso Fortuna, cinque anni più tardi, quando il divorzio è entrato a far parte della legislazione italiana.